Il sindaco Paolini disarma i vigili urbani
Le pistole sono state ritirate e chiuse in una cassaforte. Nuovo atto di una lunga querelle tra amministrazione e polizia municipale
di FRANCESCO FLAMMINIO LANCIANO — Si arricchisce di un nuovo capitolo la storia infinita, e non proprio idilliaca, che da anni caratterizza il rapporto tra il sindaco Filippo Paolini e alcuni ambienti del comando di polizia municipale. Il primo cittadino in questi giorni ha infatti disposto il ritiro di tutte le armi in dotazione ai vigili urbani, che sono state per il momento chiuse in una cassaforte di Palazzo di Città. Paolini non ha voluto entrare più di tanto nel merito della decisione, limitandosi a precisare che in una città come Lanciano i vigili possono tranquillamente lavorare anche senza girare armati.
"Hanno dei compiti ben specifici, riguardanti soprattutto la disciplina della viabilità. Non spetta loro - ha puntualizzato il sindaco - sovrapporsi alle competenze delle forze dell'ordine come polizia e carabinieri".
Fin qui la versione ufficiale, anche se sembra invece che in Comune siano giunte segnalazioni da parte di cittadini sull'atteggiamento di alcuni agenti, che giravano armati come degli sceriffi del far west cinematografico e con le rivoltelle ben in vista. Il dilemma sull'opportunità di dotare i vigili di armi è comunque destinato a durare a lungo. Alcune sigle sindacali della polizia municipale ritengono infatti che disporre di una pistola durante i servizi notturni sia indispensabile per tutelare la sicurezza degli operatori. "Sarà il consiglio comunale a decidere su questo tema - ha tagliato corto Paolini - e se dovesse essere approvato l'armamento dei vigili urbani, provvederemo a verificare l'idoneità di ciascun agente a portare con sé un'arma. Sono problematiche su cui non si può agire con leggerezza". Intanto il sindaco ha chiarito anche la vicenda della mancata corresponsione ai vigili delle indennità relative ai servizi notturni del 2004, su cui un sindacato della polizia municipale aveva polemizzato negli ultimi giorni. "E' stato pagato quello che andava pagato per il servizio reso - ha spiegato - e non certo il compenso che una sigla sindacale pretendeva venisse invece erogato".